Quando esce un nuovo libro di Paolo Albani il mio primo pensiero è: “Accidenti, un altro libro di Paolo Albani!”. La ragione è una sola: sono legato a Paolo da sincera stima e profonda amicizia che spero corrisposte e ogni volta mi assale lo stesso problema: e se il libro fosse brutto? Se fosse venuto male? Se questa volta non avesse saputo mischiare nelle dosi giuste quel tanto di ironia ed erudizione che hanno contraddistinto sin qui tutte le sue opere? E se il tema che ha scelto, sempre sorprendente, si rivelasse in questo caso una trappola nella quale è caduto con tutte le scarpe? Come farei a dirglielo? E soprattutto, dovrei farlo? O dovrei mentire come si fa con una vecchia zia ormai decrepita dicendole ogni volta “Ti trovo bene”? Non mi preoccupo per lui, si badi bene, anche i più grandi artisti ogni tanto sbagliano qualcosa e a tutti è capitato il libro, il quadro, la composizione musicale meno riuscita. E poi non è certo detto che se non dovesse piacermi, allora saremmo di fronte ad un’opera fallata, non ho la presunzione di crederlo. Io mi preoccupo per me, per la mia coscienza e per il rapporto sincero che mi lega ad un amico.
So bene che si tratta di un timore che poggia su fondamenta deboli. Ho tutti i principali libri di Albani nella mia biblioteca domestica e li considero tutti dei piccoli gioielli di stile e di contenuto. Adoro e consulto spessissimo quei libroni che ha pubblicato con Zanichelli. Che bello che è Aga, magéra, difùra, straordinario dizionario delle lingue immaginarie; oppure Forse Queneau, enciclopedia delle scienze anomale o ancora Mirabiblia, cui mi lega un amore speciale, perché si trova, fra le pagine di questo catalogo anche la citazione di libri introvabili inventati da Maurizio Salabelle. E poi i preziosi volumi usciti da Quodlibet: Il dizionario degli istituti anomali del mondo, I mattoidi italiani, l’Umorismo involontario e altri che adesso dimentico. Tutti libri che ti vien voglia di leggerli già solo dal titolo e che mai una volta mi hanno deluso o lasciato indifferente. Eppure ogni volta mi assale il terrore. Ho paura che il prossimo possa essere un passo falso.
Quando quest’estate, nel bel mezzo di una cena Paolo se n’è uscito con la notizia di un nuovo libro da pubblicare entro fine anno il cui tema era il nulla, per di più in una collana dell’editore ItaloSvevo che si chiama “Piccola biblioteca di letteratura inutile”, credetemi, mi son sentito morire. Sì è vero, Paolo Albani è un membro dell’OpLePo, si occupa di Letteratura Potenziale, di Patafisica, ma qui stiamo parlando di un libro sul nulla, sul niente, sullo zero assoluto. Che ci scriverà, povero Paolo? È stato questo il mio primo pensiero, lo confesso.
E invece, quando mi è arrivato il libriccino (ma come sono belli questi volumetti curati da Giovanni Nucci, che devi aprire col tagliacarte, per scoprirne il contenuto!) e mi sono precipitato nella lettura, ho scoperto che Albani aveva, sul nulla, molto da dire. Il libro, forse non l’ho detto, si chiama Il complesso di Peeperkorn. Scritti sul nulla. È quindi ovvio che l’autore tiri in ballo Thomas Mann. Peeperkorn lo si incontra infatti tra le pagine della Montagna incantata ed è un tipo che «ha il dono di parlare senza dire niente». Albani, al contrario, ha il dono di saper parlare del nulla, in modo molto informato. Inevitabile, per lui, citare Sartre, Manganelli, Queneau, ma anche Una rotonda sul mare: del testo della famosa canzone interpretata da Fred Bongusto ci viene fornita un’esegesi impeccabile. E poi un’approfondita guida turistica programmaticamente intitolata Guida al nulla e poi il grammelot, tanto caro a Dario Fo.
Mi rendo conto che sto affastellando titoli e nomi, mentre sul libro non sto dicendo proprio nulla. Il motivo è uno solo: le mie paure si sono sciolte e i miei timori si sono rivelati infondati. Il libro di Paolo Albani è riuscito e il suo autore ci guida verso la meta, illuminando la strada verso il nulla con grande maestria. Questo mi rende molto contento, perché Paolo è un amico, ma mi fa anche un po’ rabbia. Come avrei desiderato poter scrivere, in questo caso, davanti un lavoro non riuscito: “questo libro non sa di nulla!”
Paolo Albani sarà ospite a Les Bouquinistes sabato 16 dicembre alle 18,30 per presentare Il complesso di Peeperkorn. Scritti sul nulla, ItaloSvevo, 2017