La libreria, le amiche e Jane Austen

Un tè con Jane AustenSabato scorso, in libreria, abbiamo organizzato, insieme agli Amici della San Giorgio, un pomeriggio dedicato a Jane Austen – nata nel 1775. C’era la possibilità, per ogni intervenuto, di raccontare il proprio rapporto con questa scrittrice, di leggere qualche pagina tratta dal proprio romanzo preferito, di condividere qualche aneddoto scoperto da chi non si è fermato ai romanzi, ma che la curiosità ha spinto a letture più audaci, come le lettere, le varie biografie, i tanti ricordi pubblicati dai nipoti. Tutto questo sorseggiando del buon tè, scelto per l’occasione da un piccolo negozio pistoiese – Terre Lontane – che ci avrebbe tenuto compagnia tutto il pomeriggio.

Ciò che è avvenuto ci ha lasciato senza fiato.

Non c’era uno scrittore, né un esperto, solo la voglia di condividere la passione per una scrittrice, tutti insieme. Le partecipanti sono state numerose e attivissime. Non c’era una scaletta, non c’erano priorità. Solo Jane Austen, il tè, la propria tazza preferita (avevamo chiesto a tutti di portare la propria) e la voglia di stare insieme.

Tutto questo ci ha fatto riflettere e ci ha sorpreso… come se finalmente qualcosa andasse nella direzione giusta e avesse un senso! Ed è stato bello perché è stato “ingestibile” nel senso che si è gestito da solo. Chi voleva parlava, raccontava la propria esperienza personale con una lettura, specifica, con quella e non con un’altra.

Il gruppo di lettura degli Amici della San Giorgio aveva ripercorso tutti i romanzi di Jane Austen tempo fa, rileggendoli e dedicando alla fine del ciclo un’intera giornata a questa scrittrice straordinaria, condividendo emozioni e sensazioni. Ma mi sento di dire che la giornata in libreria, grazie anche a loro, in qualche modo, sia andata oltre.

La libreria si era rifatta il trucco: sedie disposte in modo che le persone non si dessero le spalle erano state sistemate intorno a tavolini riempiti di candele per creare un’atmosfera un po’ retrò, da salottino di altri tempi; a metà della stanza la postazione del tè, con zucchero e teiere e Veronica che sembrava una speziale… un tappeto era stato srotolato per l’occasione e la vetrina della libreria ospitava vecchie bellissime tazze, come quelle preziosissime e deliziose che ci ha portato Silvia, oppure nuove, ma decorate come quelle di Paola… un vecchio Orgoglio e pregiudizio la cui copertina invogliava adolescenti degli anni ’60, ma anche una copia piuttosto recente de I misteri di Udolpho di Ann Radcliffe che Jane Austen scimmiotta ne L’abbazia di Northanger e che Laura ha letto per una curiosità che qualcuno ha provocato quasi 200 anni fa.

Ed è iniziata la magia. La libreria si è riempita – di donne, questo è ovvio – di tutte le età, curiose di parlare e di sentir parlare di una scrittrice molto amata. Tra loro c’era chi l’aveva letta trent’anni fa, magari in lingua originale, ma anche chi l’ha scoperta da poco grazie ad un film visto per caso, ma che si è cercata tutti i suoi romanzi in una caccia al tesoro spasmodica ed emozionante. Anche a me viene il batticuore pensando all’emozione di quell’attimo unico e irripetibile di quando ci si accorge di essersi perdutamente innamorati di uno scrittore pur nella consapevolezza di non aver ancora terminato di leggere il suo primo romanzo.

Rifletto ancora sulla mancanza di uno scrittore in carne ed ossa, di un relatore, di un esperto, della mancanza di un ruolo stabilito tra chi parla e chi ascolta. C’era solo la presenza di lettori appassionati con la voglia di esprimere e condividere un’esperienza, un’emozione che sembra, a quanto si legge nei vari blog e sui giornali, la letteratura non sia più in grado di dare. E invece no!

Se ci penso ho ancora i brividi.

E allora non mi resta che ringraziare chi ha reso possibile questa bella esperienza. Tutte voi, che siete intervenute; Rossella alla quale ho chiesto di fare gli onori di “libreria” e Diana che ha proposto l’idea iniziale e ad entrambe per avermi accolto nel gruppo di lettura e come Amica, insieme a tutte loro, le Amiche della San Giorgio, Anna schietta e pratica che mi ha aiutato a riordinare, Sandra per il suo intervento, Caterina perché non è facile condividere un’emozione regalando collane fatte a mano, Simona perché quando parla sa rendere interessante qualsiasi cosa abbia da dire, Laura alla quale rubo l’idea della mia nuova suoneria per il cellulare (appena capisco come si fa, avrò la musica del primo ballo tra Mr Darcy ed Elisabeth) e Rita e tutte ma proprio tutte le altre.

Un ultimo doveroso accenno: una giornata tra donne e di donne con la partecipazione di alcuni uomini straordinari: Paolo, pasticcere divino, Emilio nella sua “toccata e fuga” ma che è rimasto finché altri impegni glielo hanno permesso, Paolo con il disegno di Jane Austen con in mano la sua tazza di tè e un fumetto che la prossima volta – perché ci sarà una prossima volta – riempiremo di post-it con frasi ispirate sul momento chissà, forse proprio dai fumi del tè.

Ed è il tè che, secondo me, ha dato alla giornata il suo ritmo calmo e riflessivo. Il tè non si ingurgita, nonostante i tempi moderni, ma si sorseggia, si degusta, si assapora lentamente perché è caldo e vuole i suoi tempi. Ed il pomeriggio è trascorso nello stesso modo, nella condivisione di tempo, esperienze, sensazioni e pensieri personali ognuna con la propria tazza di tè che tanto avrebbe avuto da raccontare, come regalo di compleanno, depredata dal servito materno, ereditata dalla nonna, con una data particolare incisa sopra, trovata in un mercatino dell’antiquariato, regalata dal fidanzato che poi è diventato marito e libraio preferito con il quale condivido la vita e tutte le mie passioni.

Un té con Jane Austen in libreria

invitoSabato 27 settembre alla Libreria Indipendente Les Bouquinistes in via dei Cancellieri 5, insieme agli Amici della San Giorgio non perdetevi Un tè con Jane Austen, ovviamente alle cinque del pomeriggio.

Portate con voi un suo libro, quello che avete amato di più, o quello di cui volete parlare o quello da cui volete leggere qualcosa e non dimenticate la vostra tazza da tè preferita, per alcuni assaggi proposti da Terre Lontane.

Quando a Pistoia le case erano chiuse

Quando a Pistoiadi Grazia Villani

Edizioni Can Bianco

Titolo e copertina svelano spesso la trama del libro che si va a leggere e, anche in questo caso, il titolo è la miglior introduzione al saggio di Grazia Villani.

Se questo non fosse ancora sufficiente, ci pensa poi la bella copertina dell’artista pistoiese Nicola Nunziati con il suo dipinto “La Tomba di Pistoia”, un richiamo tipicamente locale a quella che era la strada dei bordelli, con la sua personalissima Olympia in attesa… non sta ricevendo dei fiori dalla domestica di colore, ma vicino alla sua alcova ci sono un paio di scarponi decisamente maschili…

Sesso e amore sono entrambi racchiusi in queste pagine. Il primo inteso come prestazione a pagamento regolamentata dallo stato fino a che la legge Merlin non vi porrà fine – il secondo, è invece l’amore di chi guarda alla propria città da lontano sentendone una forte mancanza.

Quando a Pistoia le case erano chiuse, è un saggio molto accurato che ci dona uno spaccato di circa 100 anni, dall’emanazione del “Regolamento del servizio di sorveglianza sulla prostituzione” del 01.04.1860, fino ai giorni nostri, o quasi.

Nel XXI secolo fa quasi sorridere la pruderie del passato sull’argomento, dalle circonlocuzioni usate per le regolamentazioni sulle case chiuse alle testimonianze di vario genere raccolte dall’autrice.

Questo libro racchiude in sé la possibilità di essere letto in modi diversi con chiavi di lettura anche molto distanti tra loro. Certo, c’è l’aspetto sociale, l’emarginazione e la dura discriminazione che subivano le prostitute, la vita durissima che le attendeva, ma c’è anche l’aspetto di costume, che riguarda la nostra società di non così tanto tempo fa, ma della quale si sa pochissimo. Non se ne parla nei libri di scuola e ci sono racconti che non si possono tramandare da padre in figlio o, ancor meno, da madre in figlia.

Aleggia intorno ai bordelli del passato un alone magico e nostalgico da parte degli uomini, ormai di una certa età, che li frequentavano e forse quell’atmosfera di gioventù e trasgressione ha contagiato anche chi pensa che le donne che vi lavoravano avessero una loro indipendenza, che lavorando nelle case chiuse vivessero un albore di emancipazione, ma non era certo così. Si ribadisce nel saggio come l’emancipazione femminile debba moltissimo alla senatrice Lina Merlin.

Il libro è avvincente, soprattutto per i pistoiesi dato che la loro è la “città campione” fatta rivivere con documenti dell’epoca e con testimonianze reali raccolte dall’autrice.

Insomma questo testo è un saggio serio, ben congegnato che mescola regolamenti dal tono più che ufficiale a testimonianze quasi buffe nella loro trascorsa drammaticità tanto da strappare al lettore molti sorrisi ma anche altrettante riflessioni.

Termino con una frase tratta da L’uomo che amava le donne di François Truffaut:

«Il suo lavoro ha un valore preciso. È una testimonianza delle relazioni uomo donna nel XX secolo.»

Elena Zucconi