«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire.»
Italo Calvino, Perché leggere i classici, Oscar Mondadori, Milano 1995
«Se avessi avuto altri amici, o non li avessi avuti affatto, sarei diventato un grande narratore, prima della caduta del fascismo; e dopo lo sarei rimasto. Ma è più probabile che se non avessi avuto gli amici che ho avuto, io non avrei mai scritto un racconto o un quasi racconto.»
Antonio Delfini, Il ricordo della Basca
All’inizio, l’arte del puzzle sembra un’arte breve, di poco spessore, tutta contenuta in uno scarno insegnamento della Gestalttheorie: l’oggetto preso di mira – sia esso un atto percettivo, un apprendimento, un sistema fisiologico o, nel nostro caso, un puzzle di legno – non è una somma di elementi che bisognerebbe dapprima isolare e analizzare, ma un insieme, una forma cioè, una struttura: l’elemento non preesiste all’insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l’insieme, ma l’insieme a determinare gli elementi.
Georges Perec, La vita istruzioni per l’uso, traduzione di Donatella Selvatico Estense, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 1984.